LEGGENDE PARTENOPEE

Nella cultura popolare partenopea hanno sempre avuto molta importanza le leggende, i suoi personaggi misteriosi, è il motivo del nome Napoli Leggendaria, sottolineando anche come leggendaria l’eccellenza della città in tutti i campi dell’arte e della cultura.

PARTENOPEE

Omero narra che Ulisse, viaggiatore astuto ma estremamente curioso, fosse cosciente della pericolosità delle sirene che attraevano i navigatori con il loro angelico e lusinghiero canto, per poi ucciderli ferocemente. Fu così che il protagonista dell’Odissea, al passaggio nella loro terra, un’isola a largo delle coste della penisola sorrentina, dotò il suo equipaggio di tappi di cera, ma si fece legare senza protezione alcuna all’ albero della nave, ordinando di non essere lasciato andare per nessun motivo, neanche qualora lo avesse implorato. Accadde così che la sirena Partenope, distrutta dal rifiuto dell’eroe greco, si uccise gettandosi in mare.Il suo corpo senza vita fu ritrovato e raccolto pietosamente dagli antichi abitanti di Napoli sull’isolotto di Megaride, dove per tutti noi, oggi, sorge il famoso Castel dell’Ovo.

Castel dell' Ovo

Il nome “Castel dell’Ovo” deriva da un’antica leggenda secondo la quale il poeta latino Virgilio, che nel Medioevo era considerato anche un mago, nascose nelle segrete dell’edificio un uovo che mantenesse in piedi l’intera fortezza. La sua rottura avrebbe provocato non solo il crollo del castello, ma anche una serie di rovinose catastrofi alla città di Napoli. La leggenda circolava già dal 300 d.C. : L’ uovo sarebbe stato sistemato in una caraffa di vetro piena d’acqua protetta da una gabbia di ferro. Questa fu appesa a una pesante trave di quercia sistemata in una cameretta situata nei sotterranei del castello. Finora ancora nessuno ha trovato l’uovo

Palazzo Donn'Anna

Secondo la leggenda narrata dalla scrittrice Matilde Serao, Donna Anna Carafa, moglie del duca di Medina Coeli, amava organizzare magnifici ricevimenti a cui partecipava tutta la nobiltà spagnola e napoletana. In una delle tante feste, la ricchissima, potente e temuta Donna Anna aveva fatto allestire un teatrino per lo spettacolo di una commedia, i cui attori, secondo la moda francese in voga al tempo, erano tutti nobili. Tra essi vi era anche la bellissima e giovane Donna Mercedes de las Torres, nipote della duchessa, che recitava nel ruolo della schiava innamorata del suo padrone interpretato da Gaetano di Casapesenna. I due recitarono con tale passione che nella scena finale del bacio tutti applaudirono con entusiasmo, tutti tranne Donna Anna che invece impallidì logorata dalla gelosia nel vedere il suo amante baciare appassionatamente la giovane Mercedes. Nei giorni seguenti, le due donne si scontrarono violentemente e poi all’improvviso Donna Mercedes scomparve misteriosamente. Si sparse la voce che si fosse rifugiata in un convento in seguito ad un’improvvisa vocazione religiosa, ma il povero Gaetano la cercò disperatamente senza sosta, pregò, supplicò e pianse tutte le lacrime che aveva, fino a quando non morì in battaglia. La gelosia di Donna Anna le aveva avvelenato l’anima e quel livore non l’abbandonò mai, fino alla fine dei suoi giorni.Secondo questa leggenda nel palazzo appaiono, di tanto in tanto, il fantasma della crudele Donna Anna e le presenze dei due sfortunati amanti, Mercedes e Gaetano, che si cercano disperatamente in eterno

Colapesce

Nella tradizione napoletana Cola (Nicola) Pesce o Pesce Nicolò è un ragazzo maledetto dalla madre per le sue continue immersioni. Finisce per diventare esso stesso pesce e a squamarsi. Cola cercava rifugio nel mare, usando il corpo di grossi pesci dai quali si faceva inghiottire, per uscire all'arrivo tagliandone il ventre. La leggenda trae origine dal culto tardo pagano dei figli di Nettuno, ossia dei sommozzatori dotati di poteri magici, in grado di trattenere il respiro in apnea per poterne carpire i tesori e i segreti. Essi, accoppiandosi con misteriosi esseri marini (probabilmente le foche monache) e con l'aiuto della sirena Partenope, acquistavano tali poteri magici. L'origine tardo pagana della leggenda è riportata da Benedetto Croce in Storie e leggende napoletane. Un bassorilievo che rappresenta un uomo coperto da quello che sembra una pelle con un coltello in mano, l'arma usata per fuoriuscire dal ventre del pesce trasportatore, si trova in via Mezzocannone, zona universitaria. Nel 1936 Raffaele Viviani vi dedicò una poesia.

Bella 'Mbriana

La tradizione racconta di una bellissima principessa, tanto bella quanto infelice, e del suo amore mai vissuto. Un amore così forte ed assoluto che, una volta perduto, aveva causato in lei un vuoto assoluto. Tanto smisurata era stata la disperazione che la ragione non aveva retto; così la fanciulla era uscita di senno e la sua pazzia l’aveva condotta a vagare per i vicoli della città, come un’ombra, alla ricerca di qualcosa o di qualcuno che mai trovò. Il re, suo padre, disperato, non sapendo cosa fare, per proteggerla, decise di ricompensare anonimamente coloro che aprivano la loro casa alla sua povera figlia, impietositi dalla sua infelicità. Nasce così la leggenda di una misteriosa figura femminile, che dimora nelle nostre abitazioni e le protegge. Per il popolo napoletano, lei è lo Spirito della casa e assicura benessere e salute a chi ci abita.

Il Coccodrillo del Maschio Angioino

Un'antica leggenda narra di frequenti e misteriose sparizioni dei prigionieri a causa delle quali fu incrementata la vigilanza. Non si tardò a scoprire che queste scomparse avvenivano a causa di un coccodrillo che penetrava da un'apertura nel sotterraneo e trascinava in mare i detenuti per una gamba dopo averli azzannati. Una volta scoperto questo furono sottoposti alle fauci del rettile tutti i condannati che si volevano mandare a morte senza troppo scalpore. In seguito per ammazzare il coccodrillo si utilizzò come esca una grande coscia di cavallo avvelenata e, una volta morto, venne impagliato ed agganciato sulla porta d'ingresso del castello.